giovedì 17 febbraio 2011

Bistecche e sigarette, e l'ambiente ne risente...


Torniamo a parlare di inquinamento atmosferico, stavolta partendo dall'Energy Report WWF 2011. Secondo questo dossier, piuttosto ottimistico, è perfettamente possibile ridurre l'inquinamento atmosferico in maniera drastica entro il 2050.

Tra le altre cose, emerge che uno dei fattori che incidono sulle emissioni di gas serra è il consumo di carne, la cui riduzione nei paesi ricchi produrrebbe effetti benefici sul clima. Al proposito, anche Rifkin nel suo ultimo libro "La civiltà dell'empatia" riporta che "l'allevamento bovino genera ingenti qualtitativi di metano [...] e rappresenta la seconda causa di riscaldamento globale". Rifkin aggiunge che secondo uno studio FAO il bestiame produce il 18% delle emissioni di gas serra, più del settore dei trasporti, di cui avevo parlato nel precedente post. Una delle cause di emissioni di gas serra sarebbe il letame, che produce "65% delle emissioni antropogeniche di N2O". Altre fonti, citano che il bestiame produrrebbe addirittura il 51% dei gas serra, pari a oltre 32 tonnellate di biossido di carbonio: anche qui, una cifra maggiore di quella generata dai trasporti. 

Ora, al di là dei numeri, sempre opinabili, è innegabile che il consumo di carne sia un'altra delle cause del surriscaldamento globale che passano completamente inosservate. Mancata informazione e, di conseguenza, mancata percezione dei rischi e delle conseguenze, fanno sì che usi consolidati continuino a rappresentare un danno per la salute del pianeta. In questo caso, tra le soluzioni proposte vi sarebbe proprio una modifica delle abitudini: il passaggio nel mangiare da quattro a due volte a settimana carne a tavola, sostituendola con frutta e verdura, fino a passare a prodotti a base di soia e agricoltura vegetale. La percezione del pubblico su questi alimenti, però, è ancora troppo legata a stili di vita "salutari", mentre sarebbe importante sottolinearne gli effetti benefici sul cambiamento climatico. 

Un'ulteriore elemento che contribuisce all'inquinamento atmosferico, seppur in maniera minore, è il consumo di sigarette. O meglio, non solo il consumo, ma tutto il processo produttivo. Partendo dalla deforestazione, fino alle "cicche" buttate a terra, che contengono diverse sostanze cancerogene, costituendo di fatto un rifiuto tossico. Sembrerebbe una banalità, ma anche qui si ragiona sui grandi numeri: 72 miliardi i mozziconi che ogni anno vengono gettati a terra in Italia, di cui buona parte vanno nelle fogne, che confluiscono in mare e sono la prima causa di inquinamento del Mediterraneo. Sembra incredibile, eppure è così. Il fatto che stupisce, è che non se ne parla

Da questi punto di vista, la comunicazione può fare molto: partendo dalle campagne istituzionali, fino alla sensibilizzazione tra i cittadini. Però, se al prodotto sigaretta può essere più "facile" associarvi dei valori negativi (che si aggiungono agli effetti dannosi alla salute), sul consumo di carne non è così: il settore non è sicuramente abituato a convivere con lobby che spingono in questa direzione, piuttosto si punta sugli aspetti che valorizzano il prodotto, come l'origine e la tracciabilità.

Parlando di sensibilizzazione, una bella iniziativa è 1billionhungry, che punta sulla viralità "social", invitando gli individui a firmare la petizione, potendo tracciare l'impatto sociale del proprio attivismo. L'obiettivo è fare pressione sui politici per il problema della fame nel mondo. Ci vogliono anche questo tipo di campagne (e molto di più) per cambiare abitudini e percezioni del grande pubblico, che spesso è ignorante, perchè non sa, e troppo spesso lassista, perchè non vuole cambiare.

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