giovedì 30 dicembre 2010

Google e la società delle risposte

Recentemente è passato sugli schermi televisivi uno spot di Google che mi ha indotto ad una riflessione, che in realtà mi frullava in testa già da un pò: il motore di ricerca web è un mezzo davvero così fondamentale nelle nostre vite? Ed è realmente un fatto positivo trovare una risposta fulminea (siamo nell'ordine dei millesecondi) ad ogni piccolo e grande dubbio della nostra quotidianità?

Così, dato che anche io mi ritrovo a risolvere alcune questioni on line, mi sono imbattuto una diatriba già avviata da tempo, in seguito all'uscita di un articolo di Nicholas Carr dal titolo eloquente: Google ci sta rendendo stupidi?

In pillole, Carr sostiene che la rete in generale (di cui Google ne incarna l'aspetto popolare, insieme a Facebook, YouTube e pochi altri) priva l'essere umano delle capacità di contemplazione e riflessione, di sottrarre tempo alla lettura di libri cartacei e di far perdere la concentrazione nell'assorbimento di passaggi e ragionamenti più lunghi.

In realtà, gli effetti del web sulle nostre vite sembrano andare oltre, perchè non è solamente nei ragionamenti più complessi che incontriamo degli ostacoli, ma anche in quelli più semplici, come dimostra la diffusa abitudine di cercare in internet le soluzioni ai piccoli problemi quotidiani. Non è un caso che Google, come dimostrato dal nuovo spot, si stia ambiziosamente posizionando nel mercato come "facilitatore" delle nostre problematiche, abbandonando il ruolo di semplice fornitore neutrale di informazione e diventando un "fornitore di risposte".

A fronte di questo, si può dire che senz'altro Internet, accelerando la velocità di lettura, sta accorciando le nostre capacità di interpretazione e pensiero. Abbiamo ridotto la soglia di parole in grado di assorbire (e di conseguenza il nostro vocabolario) e aumentato la velocità di elaborare un ragionamento. Seguendo due direzioni:

- da un lato, il concetto di "fast living" si è trasposto alla rete: raccolta e assimilazione di informazioni stanno viaggiando alla velocità del click, facendo perdere quella lentezza (che per molti sta diventando una filosofia di vita) che il ragionamento umano richiede per formulare pensieri sensati, convincenti, non avventati.
- dall'altro, perchè le risposte ci vengono già date dal sistema, riducendo il nostro sforzo individuale, critico e creativo, alla risoluzione di un problema.

Mettiamo anche che ci sono studi che confutano le teorie di Carr e sostengono che le modalità di fruizione del web aumentano le capacità di esercizio cerebrale, anche nel caso di ragionamenti complessi. Ma, al di là di questo, delle riflessioni vanno fatte.

L'informazione facile è una benedizione per la nostra società, i mezzi di comunicazione sono fondamentali per il progresso e lo sviluppo delle coscienze, e l'era dell'accesso" è una rivoluzione epocale che sta cambiando (in meglio) la vite di moltissime persone. Fino a qui è tutto vero.

Ma, se nel decennio che si affaccia, le risposte a nostra disposizione saranno molte più delle domande che faremo, il nostro quoziente intellettivo sarà necessariamente destinato a calare. Saremo sempre più compulsivi nell'uso dei motori di ricerca, e le risposte che troveremo saranno sempre più standard, perchè ci andremo a leggere solo quelle indicizzate nella prima pagina. Quindi, troveremo sempre meno modalità di risolvere lo stesso problema, e, avendo meno tempo per assimilare ed interpretare, le nostre azioni potrebbero essere sempre meno personali, meno creative, meno estrose, perchè saremo inevitabilmente portati a fare quello che ci dice Google e non quello che pensiamo noi.

Quindi ben venga utilizzare questo metodo nel lavoro, magari, dove la velocità può essere fondamentale, ma evitiamo di farlo nelle nostre vite, dove non basta lanciare una ricerca e lasciar guidare le nostre azioni da un sito internet (magari patetico come Yahoo Answers).

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